Accettura, tipico paesino del sud Italia, volge su una collina a 800 m. Il centro abitato domina la valle del torrente Salandrella, il bosco di Gallipoli Cognato a nord e quello di Montepiano a sud.Il nome, secondo alcuni, deriva dal tema della parola “acceptor”, che, nel basso latino è lo sparviero (“accipiter”); per altri potrebbe derivare dalla parola latina “acceptator”, cioè che accetta; per altri ancora deriverebbe dal simbolo del paese, formato, fino ai primi del ‘900, da una “accetta” a cui, negli anni ’20 ne è stata aggiunta una seconda: “accepta-aurea”, “acceptura” quindi Accettura.
Di origini longobarde, il paese nacque tra il VII e il IX secolo. Nei secoli successivi, appartenne ai Della Marra, ai Ponsiaco, ai Colonna in fine agli Spinelli: nobili famiglie che dominavano il territorio per mezzo dei “fattori ” mentre essi abitavano nei grandi centri. Questo spiega l’assenza in paese di palazzi nobiliari e castelli, mentre i palazzi più appariscenti appartengono ai proprietari terrieri della fine del ‘700, come i De Luca, gli Spagna, gli Amodio e i Nota.
Convento S. AntonioChiesa annessa al Convento di San Francesco d‟Assisi fondato dai Frati Minori Conventuali nel 1585, definitivamente soppresso nel 1809. Non è dato sapere quando avvenne il cambio di dedicazione. Dalla chiave di pietra che si trova sulla porta d’ingresso si ricorda un grosso restauro avvenuto nel 1853. La struttura molto semplice si compone di un‟unica navata. L’interno è impreziosito da numerosa opere pittoriche; di particolare pregio è un affresco risalente al 1578 della Madonna Santa Maria della Stella (a cui era dedicata una primitiva chiesa sita dove oggi sorge il convento) e San Eugenio papa; nella parte inferiore troviamo un gruppo di fedeli che ascolta un predicatore. Unica è la cura maniacale dei dettagli dei volti.
Opere presenti all’interno:- Due retro-porte lignee (inizio ‘600 circa) raffiguranti 4 papi Francescani: Nicolò IV (primo papa Francescano) eletto nel 1288, Alessandro V eletto nel 1409, Sisto IV eletto nel 1471, Sisto V eletto nel 1585.
- Un affresco diviso orizzontalmente in 2 parti, nella parte superiore la Madonna Santa Maria de Stella 1578 affianco papa Eugenio IV; nella parte inferiore è raffigurato un predicatore e una ventina di volti attenti alla predicazione.
- Sant’Antonio, in basso è raffigurato lo stesso convento di Accettura
- Nicchia con una Statua lignea raffigurante la Madonna Addolorata.
- Campanella bronzea risalente al 1838.
- Pala raffigurante Madonna Incoronata da angeli, ai suoi lati Sant’Antonio da Padova e San Francesco da Paola.
- Nicchia con immagine di Sant’Antonio da Padova.
- Tabernacolo ligneo dorato risalente al 1580.
- Tela di Attilio de Laurentis raffigurante l’Annunciazione.
- Statua intera lignea raffigurante San Giuseppe da Copertino
- Immagine Crocifisso di San Damiano di recente fattura.
- Reliquiari dorati risalenti alla metà del ‘600 (San Giuliano, San Maurizio, Santa Cristina e uno non identificabile).
- Alto-rilievo raffigurante “L’Ultima Cena” opera di Rocco Molinari.
- Statua intera lignea raffigurante San Pasquale Baylon
- Madonna e Maria Maddalena ai piedi della croce
- S. Cristo morto
Figura particolare legata alla storia paesana è quella di Berardino Cifuni il quale, dopo essere stato in questo convento almeno fino al 1790 (informazione presente nei libri parrocchiali) si recò nel convento di Sora dove faceva da Cappellano regio. Costui è legato alla autentica reliquia di San Giuliano Martire datata 29 aprile 1797, presente nella chiesa Madre.
La chiesa, in stile barocco, è stata ricostruita su un edificio preesistente.
È stata per secoli oggetto di grande devozione popolare che si è manifestata non solo con la presenza della Madonna, ma anche con la donazione di terreni, casette ed animali, fornendo alla chiesa quanto necessario per la celebrazione dei sacri riti ed abbellirla con arredi “dignitosi”.
Al presente, pur avendo subito vari restauri, la chiesa sembra molto simile all’originale.
Di rilievo, una tela raffigurante l’annunciazione situata sull’altare maggiore, di autore ignoto della scuola di Pietrafesa. È una annunciazione diversa dalle altre, poiché le figure principali sono disposte alla rovescia: la Vergine è a sinistra mentre l’angelo è a destra di chi guarda. Emerge inoltre dallo sfondo di nuvole grigie la luce che illumina lo spirito santo e due figure delineate secondo un criterio di idealizzazione e di ricerca di una bellezza pura ed ideale: la madonna ha un aspetto profondamente umano e lo sguardo sorpreso, in un realismo risultante spoglio ed essenziale.
Di notevole importanza è la statua della Madonna in trono, esposta nella chiesa dell’Annunziata già nel ‘500, come si evince dalla relazione della visita pastorale del vescovo di Tricarico Giovanni Battista Santomo circa il viaggio computo tra il 30 novembre ed il 5 dicembre 1588. L’ultimo rifacimento è quello del 1900, come è testimoniato dal retro del trono che riporta la seguente iscrizione: “Ristaurata a divozione di S. Lucia di Domenica e Rocco Annella di Andrea A. D. 1900”.
Successivamente al terremoto del 1980 la sovrintendenza di Matera prelevò la statua della madonna in trono secondo un amplio programma di conservazione di opere d’arte. I lavori di risistemazione vennero affidati alla dott. Filomena Gianna Iozzi sotto l’attento interesse della dott. Agata Altavilla.
Il restauro ha portato alla luce tre diverse stratificazioni, secondo le stesse restauratrici un unicum a livello nazionale poichè, di solito, al massimo ne sono presenti due.
Le tre statue sono:
- Una prima ed originale scultura lignea ascrivibile al XIII secolo, in cui sono ancora evidenti la veste decorata di colore azzurro sul busto, le braccia, le ginocchia, il drappeggio nella parte inferiore ed i piedini. La statua è senza testa e presenta bruciature, probabilmente risalenti all’incendio che nel 1272 distrusse buona parte dell’abitato, tanto che Accettura venne esentata dal pagamento delle tasse.
- Un rifacimento applicato sulla scultura originaria databile intorno al XVI secolo. Si tratta di un vestito di stoffa dipinto con acquerelli ed ornato di decorazioni floreali impreziosite da inserzioni in oro, citato anche nella relazione del Mons. Santomo: «A latere epistule dicti altaris … extat similis statua Marie Virginis coloribus ed auro ornata et in dicto altari non dum celebrantur».
- L’ultima edizione, una struttura in cartapesta realizzata con fogli di carta provenienti da cronache giudiziarie del tempo. È attribuito a questo ultimo intervento l’inserimento del bambinello e delle corone.
La presentazione ai fedeli delle tre Madonne restaurate è avvenuto domenica 7 dicembre 2008 alla presenza della restauratrice, di sua eccellenza il vescovo C. V. Orofino e di don Giuseppe Filardi.
Cosa altro vedere:
- Tela dell’annunciazione di De Laurentis
- Tela della Madonna con Sant’Antonio e San Francesco di Paola
- Statua mezzo busto Sant’Antonio della metà del ‘700, appartenente al convento di San Francesco d’Assisi fondato nel 1585.
Si ha testimonianza dell’esistenza di questo edificio sacro già nel 1588, anno in cui il vescovo Santonio, in visita pastorale ad Accettura, trova un edificio di dimensioni ridotte rispetto alla popolazione, invitando i responsabili comunali e la popolazione stessa ad ampliarla. È situata nella parte più alta del centro storico, nel quartiere “scarrone”. Nel corso del tempo, l’edificio ha ricevuto numerosi restauri di varia natura che ne hanno alterato l’aspetto originario. Quello che sappiamo con certezza è che l’altare maggiore era posizionato nella navata destra, dove attualmente si trova il crocifisso, mentre l’ingresso si trovava al lato opposto dell’ingresso attuale, ossia in prossimità della “piazzolla”.
In pianta l’edificio mostra tre navate: una navata centrale più larga e alta rispetto alle laterali, divise a loro volta da tre campate che ospitano nicchie per le statue sacre; il campanile, invece, è collocato alle spalle della chiesa verso il vecchio ingresso.
Al di sotto della chiesa, in prossimità del crocifisso esiste ancora una tomba vuota appartenuta a una confraternita; spostandoci invece nella navata sinistra esiste una botola che conduce a dei locali sotterranei che occupano l’intero invaso della navata. Questi locali fungevano, fino al 1830, da cimiteri comuni; restaurati, oggi, conservano ancora l’ accesso diretto alla chiesa ma hanno anche due ingressi indipendenti.
A partire dal 1935 fino al 1940 l’edificio fu sottoposto ad un considerevole restauro di tipo funzionale che portò alla costruzione dell’ attuale scala monumentale, allo spostamento dunque dell’ingresso principale (prima si accedeva all’edificio da un ingresso ancora oggi visibile in Via Piazzolla, sul retro della chiesa; sono visibili ancora resti del rosone principale) e che interessò anche un portale in pietra del XIX secolo;
Dal punto di vista artistico abbiamo notizie interessanti riguardanti le opere d’ arte che la chiesa ospita da decenni. L’opera più importante, che custodisce in se valore artistico e sacralità, è il Crocifisso. Un recente restauro ha evidenziato le tracce di un rimaneggiamento del volto di Gesù, riscalpellato e privato della barba e dei capelli. Malgrado questo, la scultura conserva quasi intatto il forte pathos che la connotava originariamente, come si può notare sul volto del Cristo, dalle labbra dischiuse, e dalla smorfia di dolore sul viso stesso, che ne fa contrarre le guance e aggrottare le sopracciglia. Le palpebre sono chiuse nella grande arcata oculare. Minutamente evidenziato il reticolo delle vene e dei tendini sulle braccia e sulle gambe, in particolare sui piedi, di intenso e toccante realismo. Analogamente addome e costato lasciano affiorare muscoli e ossa, e la ferita aperta sul lato destro. Il Crocifisso è attribuibile a un maestro operante a Napoli sul finire del Quattrocento, a contatto con un ambiente ricco di stimoli culturali e luogo di incontro di correnti artistiche di marca settentrionale, in particolare influenzato dalla vena franco-fiamminga. Per la forte carica espressiva, per i lineamenti del volto e per la dettagliata e minuziosa descrizione dei particolari anatomici, nonché per la proporzionata volumetria, è un opera rapportabile al Cristo crocifisso di San Gregorio Armeno, a Napoli, che un ignoto eseguì nella seconda metà dello stesso secolo.
Nella chiesa sono esposti anche numerosi dipinti. Sul tamburo della porta infatti si può ammirare una tela di S. Biagio proveniente da una cappella dedicata al santo ormai scomparsa collocata in passato in prossimità del palazzo Nota; al presente è rimasto il toponimo.
Sul soffitto della navata centrale ci sono due tele dipinte da due artiste locali: Digilio Maria Teresa e Giuliana Dimilta. Eseguite nel 1985 raffigurano “La tempesta Sedata” e “Gesù nel campo di grano con gli apostoli”. I due dipinti sono stati creati con l’intento di riprodurre due affreschi che erano presenti nell’ edificio e furono perduti in seguito al terremoto del 1980.
Infondo la navata sinistra si trova una tela di metà ‘700 raffigurante i Santi Giovanni e Paolo, oggetto di grande devozione da parte della comunità accetturese che ha costruito una cappella campestre e custodisce la tela dalla prima domenica di Marzo al Lunedì prima delle celebrazioni della Festa del Maggio in onore di S. Giuliano Martire, lunedì nella quale la tela viene riportata in paese.
Sempre nella navata sinistra è esposta la statua lignea della Madonna Dei Fiori risalente alla seconda metà del’600. Analogamente ai Santi Giovanni e Paolo anche la statua della Madonna dei Fiori è oggetto di grande devozione e viene custodita dalla prima domenica di Maggio alla prima domenica di Settembre nella cappella situa in contrada Ermoli, esistente con certezza nel 1651. A questa statua è legato un rito antico: all’ arrivo della Madonna in campagna e in sua presenza il corteo effettuava tre giri intorno alla cappella per ufficializzare i fidanzamenti.
Sempre nella navata sinistra sono presenti
- la statua di S. Giuliano Martire, protettore del paese, oggetto di grande devozione collocata su un altare lussuosamente adornato, fu eseguita nel 1730;
- la statua di S. Giulianicchio, esposta su un tronco di piramide portata in processione con fiaccole alla vigilia della festa patronale.
- la statua lignea di S. Antonio Abate, esistente già nel 1588 veniva custodita in una cappella situata nella piazza del paese, dove alla presente è situata la sede della polizia municipale; in ricordo di questa cappella la sera del 16 gennaio si accende un grande falò nella piazzetta ad essa antistante;
- la statua di S. Filomena offerta dalla famiglia Nota alla chiesa parrocchiale;
- La statua di S. Rita, la Madonna Addolorata, la recente statua di Padre Pio, il cuore di Gesù e S. Giuseppe.
Nella navata destra troviamo le statue di S. Leonardo, del XVI secolo, di S. Nicola del 1990, di S. Lucia e della Madonna delle Grazie.
Appena al di sotto della chiesa, molto interessante è una piastrella in ceramica raffigurante San Giuliano, li posta nel 1789.
Sembra che ad Accettura sia presente la strada più stretta d’Italia: è vicoletto Pozzo, largo appena 41 centimetri e lungo 10 metri. È una stradina dell’antico rione Scarrone, il nucleo originario del paese. La stradina serviva da collegamento tra la zona extra-moenia, in cui fu edificato il cinquecentesco Convento dei francescani, e il centro urbano. Dismesso e abbandonato, invaso da sporcizie e rifiuti, era diventato un canale di scolo delle acque piovane. Solo recentemente è stato riscoperto, valorizzato e pubblicizzato. E voi, siete passati dal vicolo più stretto d’Italia?
La SS 277 attraversa Accettura in tutta la sua lunghezza; da questa arteria principale, in un dedalo di viuzze e strettoie, si sviluppa tutto l’abitato. Su questa via si affacciano la maggior parte delle attività commerciali accetturesi e, nei pochi minuti necessari in auto a percorrerla, si possono osservare molti dei luoghi di interesse del nostro paese.
Arrivando ad Accettura da Stigliano, qualche centinaio di metri dopo l’ingresso, sulla sinistra vi è una croce, lì deposta dai missionari Passionisti del 1911. È una scultura di ferro molto semplice, in rispetto ai canoni imposti dall’ordine. Si incontra quindi una piccola piazzetta, dove la domenica della festa, nel tardo pomeriggio, per la prima volta Maggio e Cima si incontrano. Recentemente è stata ristrutturata adoperando solamente pitere di Cirigliano ed è stata intitolata nel 2012 a Giovanni Battista Bronzini, un antropologo e storico delle tradizioni popolari che ha contribuito in maniera determinante a valorizzare il Maggio di Accettura, grazie ai suoi studi sul campo effettuati dal 1969 in poi.
Proseguendo il cammino si arriva in largo san Vito, dove il lunedì di san Giuliano il Maggio viene lavorato e quindi all’anfiteatro, ove il Maggio sarà innalzato.
Si arriva poi dinnanzi all’edificio comunale, sulle cui pareti vi è un affresco di Costantin Udroiu raffigurante le fasi della festa del Maggio di Accettura. L’artista nacque nel 1930 a Bucarest, dove studiò presso la facoltà delle belle arti. Detenuto politico per reati di opinione, è stato membro dell’unione degli artisti plastici rumeni. Nel 1971 si è trasferito a Roma, dove vive e lavora. Ha eseguito molteplici affreschi in chiese bizantine ed edifici pubblici e privati. Per meriti artistici, ha ricevuto la cittadinanza onoraria ad Accettura.
Difronte all’edificio vi è la villa comunale, in cui spazi verdi e panchine coesistono armoniosamente e nella quale si trova il monumento ai caduti, un’opera dello scultore F. Rispoli. Su un ampio basamento quadrangolare a due gradini si erge un cippo marmoreo sul quale poggia una statua in marmo raffigurante una donna vestita all’antica, simbolo della patria Italia, intenta a vergare su di un libro i nomi dei caduti nel corso della Grande Guerra. L’opera, nella resa plastica della figura muliebre riecheggia lo stile classico, ma nella posizione della figura, nella capigliatura e nel panneggio si percepiscono echi delle soluzioni liberty in voga all’epoca. Il monumento è stato realizzato entro il mese di Maggio del 1922, ma la sua inaugurazione è avvenuta nel 1923. Presenta, oltre ai nomi di 65 valorosi accetturesi, la seguente incisione:
Perché splenda in eterno | la virtù degli eroi | questo monumento | Accettura | consacra | ai prodi suoi figli | caduti | nell’ultima guerra | contro la tirannide | esempio | ai venturi | monito | ai nemici dell’unità d’Italia | F. Rispoli | Maggio 1922
Col tempo, al monumentosi sono aggiunti, nelle immediate vicinanze, un basamento ottagonale in pietra con un cannoncino risalente alla Seconda Guerra Mondiale ed una lapide commemorativa dei Caduti di tale guerra posta dall’amministrazione comunale nell’agosto del 2010.
Proseguendo, difronte al palazzo Amodio, si arriva in piazza del Popolo, al cui centro si erge il Monumento all’emigrante, un monumento in marmo grigio di Carrara lì collocato nel 1980 e realizzato partendo da un monolito di circa trenta tonnellate da Giuliano Romano, uno scultore accetturese nato nel 1924. Tra le sue opere si ricorda la scultura “Il braccio del Davide di Michelangelo”, vincitore del premio Bolaffi per l’arte contemporanea; il busto in bronzo di Carlo Levi, realizzato per l’omonima fondazione di Matera; il monumento ai caduti di Aliano ed il “monumento al carabiniere” di Forno Canavese. Ad Accettura ha progettato anche il busto di bronzo del professor Biagio Loscalzo ed il bassorilievo della deposizione della croce.
Si arriva quindi al “cicatiello”, un passeggio sovrastato da una croce posta nel 1950 durante un’altra missione cappuccina e che offre viste mozzafiato sulla campagna lucana. Sul cicatiello si affacciano i palazzi Spagna e Nota e conduce al tratturo, sede di una antica fontana dove, fino a qualche decina di anni fa, si svolgeva la fiera degli animali.
Sotto lo sguardo di una croce posta negli anni trenta sulla sommità di una dolomite si esce da Accettura: si incontra un’ultima croce che sancisce la fine ultima del centro abitato. La SS 277 continua in direzione San Mauro, mostrando ancora, fuori dal paese, paesaggi emozionanti di struggente bellezza.
Splendidi ed eleganti, i palazzi storici accetturesi sono la testimonianza dei fasti delle nobili famigie rinascimentali, barocche, e di quelle vissute nei secoli XVIII e XIX nel nostro paese. Qui sono riportati i più importanti:
- Palazzo Amodio, In posizione dominante nella piazza principale di Accettura; nel blasone reca la scritta ”Veterem hanc dumum maiorum Julius ex familia amudio restaurans opus huc fieri fecit MDCCCXXVIII”. Dall’epigrafe posta sul monumentale portale si desume che l’attuale schema planimetrico ed architettonico è frutto di rimaneggiamenti e riadattamenti apportati nel 1928, ad un preesistente palazzo di cui si può ammirare il pregevole loggiato con arcate a tutto sesto su pilastri quadrangolari che caratterizza il prospetto sinistro. La semplicità e linearità del fronte principale su Piazza del Popolo è interrotta dal monumentale portale centinato fiancheggiato da lesene movimentate da decorazioni a motivi floreali: al di sopra la trabeazione racchiude lo stemma nobiliare. Di straordinaria bellezza il giardino attiguo, che affaccia sull’ex cinema De Luca.
Maggiore ricerca formale e decorativa di sicuro valore artistico si evidenzia nel susseguirsi degli ambienti interni definiti spazialmente da volte di varie tipologie, a botte, a padigliore, a crociera, con lunette, arricchite da significative ed interessanti pitture murali caratterizzate da motivi floreali. Di notevole valore artistico sono le pavimentazioni di alcni ambienti, magistralmente realizzati in legno di noce, a riquadri, con intarsi raffiguranti eleganti figure animali.
costruito ne 1828 – In posizione dominante nella piazza principale di Accettura presenta un portale in pietra e due mascheroni lapidei con anelli di ferro. Nel blasone reca la scritta ” Veterem hanc dumum maiorum Julius ex familia amudio restaurans opus huc fieri fecit MDCCCXXVIII”. Altri elementi distintivi sono il loggiato e il giardino attiguo.
- Palazzo Nota, Ubicato in largo S. Rocco. Costruito alla fine del XVIII secolo, si sviluppa, con suo solido impianto rettangolare, in aderenza ad un corpo di fabbricazione precedente, di pregevole fattura, caratterizzato da un elegante loggiato superiore ad arcate a tutto sesto, alternate a piatte lesene.
La facciata principale su largo San Rocco è concepita con una scansione simmetrica della superficie, il cui punto focalizzante è il monumentale portale in pietra centinato, fiancheggiato da lesene lisce su alti piedistalli quadrangolari, che sorreggono la sobria trabeazione di stile classicheggiante, con triglifi e metope decorate. Al centro campeggia lo stemma nobiliare, recante un leone rampante.. Il fronte laterale è caratterizzato dalla successione regolare di aperture, con balconi su mensole nella fascia centrale. L’ultimo piano è sottolineato dall’alternanza di finestre e di piatte lesene con capitelli in mattoni. Fa da coronamento al complesso un alto ed elegante cornicione su mensole.. Gli interni offrono motivi di particolare interesse sia per le varie tipologie delle volte, a padiglione, a botte, con lunette, a crociera, sia per la elegante decorazione delle stesse a linee geometriche con motivi floreali di gusto locale.Di pregevole fattura i numerosi camini in pietra finemente lavorata. Ancora oggi appartiene ai discendenti dei Nota, riccafamiglia della borghesia terriera, imparentata con i Lacava di Corleto.
- Palazzo Spagna, Ubicato in largo S. Rocco. D’impianto irregolare, costruito nel 1806 contribuisce con lo sviluppo variamente articolato della sua facciata, alla definizione di uno spazio urbano: largo San Rocco, già qualificato dalla presenza del palazzo Nota. Il fronte principale si presenta austero e lineare, interrotto unicamente dalle balconate su eleganti mensole sagomate, e dal monumentale portale centrato, fiancheggiato da piatte lesine che si ergono su basamenti le cui ridotte dimensioni contribuiscono ad imprimere al portale stesso un notevole slancio ascensionale. Chiude la composizione architettonica il fregio, caratterizzato dalla successione di motivi neoclassici, metope e triglifi con formelle e gocce. Al centro campeggia lo stemma nobiliare. Il blasone reca la scritta “Sibi suis amicis concordia fecit A. D. 1806”. Ulteriore elemento qualificante la facciata è costituito dal gioco di fasce d’intonaco liscio sul fondo rustico, che creano, al primo ordine, una serie di arcate cieche e, al secondo, campiture quadrangolari. Il prospetto posteriore è sottolineato da una lunga balconata su grosse arcate cromaticamente definite dall’alternanza di fasce di pietra bianca e grigia. Nell’edificio vi è una cappella, in cui si conserva una pregevole statua legnea raffigurante San Rocco, un crocifisso in cartapesta ed un organo del XIX secolo.
- Palazzo Magnante – Situato in Salita Bastione, presenta in facciata un portale di notevole pregio, opera del Maestro Filippo Nigri del Spinoso, come si legge sulle colonne del portale. Presenta una corte, lo scalone esterno e un ampio loggiato; visibili in facciata le feritoie.
- Palazzo Sansone – situato in piazza, oggi sede di numerose attività commerciali;
Rilevamenti effettuati con avanzate tecnologie hanno rivelato che il complesso megalitico chiamato pietra della Mola, situato nel territorio accettereste del parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, non lontano dalla cima del monte Croccia presenta allineamenti diretti alla posizione del sole al mezzogiorno ed al tramonto del solstizio d’inverno ed altri che segnalano quella agli equinozi ed al solstizio d’estate.
E’ molto probabile che il megalite fosse utilizzato dagli antichi abitanti della zona come calendario di pietra per evidenziare particolari date dell’anno, sia a scopo rituale, essendo molto forti i simboli associati a queste date, che a fini pratici. L’area archeologica, frequentata da una presenza umana organizzata a partire dal Neolitico fino al IV secolo a.C., copre una superficie di circa 3 ettari ed include, oltre al megalite, un insediamento fortificato lucano del IV secolo, circondato da più cinte murarie lunghe più di 2 km, con la porta principale orientata attraverso il megalite proprio verso il punto dove sorge il sole agli equinozi, confermando il valore sacro di Pietra della Mola.